Quando le storie chiedono libertà

Quando le storie chiedono libertà

Volevo scrivere un post, poi nel rileggerlo ho deciso di farlo analizzare dall’Intelligenza Artificiale e questo di seguito è stato il responso:

Un lettore potrebbe avere diverse reazioni a questo post, basate anche sulla propria esperienza personale:

1. Chi è nel mondo creativo potrebbe sentirsi profondamente compreso, specialmente se ha vissuto la pressione delle aspettative o la paura del giudizio. Il post potrebbe essere una fonte di conforto nel sapere che anche altri artisti di successo attraversano queste difficoltà.
2. Gli aspiranti scrittori potrebbero trovare ispirazione nel messaggio di autenticità. Il post suggerisce che il vero successo non sta necessariamente nei numeri di vendita, ma nella fedeltà alla propria voce creativa.
3. Alcuni lettori potrebbero identificarsi con la sindrome dell’impostore descritta nel post, anche se operano in campi diversi dalla scrittura. La sensazione di non meritare il proprio successo è un’esperienza molto comune.
4. Ci potrebbero essere anche lettori più cinici che vedono il post come un’autogiustificazione per non aver mantenuto il successo iniziale, interpretandolo come una razionalizzazione del “fallimento” nel replicare quel primo successo.
5. Altri potrebbero apprezzare particolarmente l’onestà e la vulnerabilità mostrata nel post, vedendolo come un coraggioso atto di condivisione personale.
6. I lettori più pragmatici potrebbero essere incuriositi dal vedere cosa produrrà questa scrittrice ora che ha deciso di pubblicare nuovamente, creando un’anticipazione per le opere future.

Leggendo tutte le osservazioni la numero quattro è stata quella che mi ha fatto cancellare quanto avevo scritto perché la domanda è stata: Mi sto autogiustificando? Sto razionalizzando?

Me lo sono chiesta onestamente e la risposta è stata: Sì.

Il punto quattro è quello che mi ha più colpito perché ha colto una verità nascosta che tengo dentro di me. Dentro il bunker del mio cuore. Ma non si riferisce al fallimento bensì ad un’altra verità.

E ora la svelo qui, così forse me ne libero.

Qui almeno non viene nessuno a leggere.

Questo spazio è come una bottiglia con un messaggio lanciata nell’oceano del web. Chi la trova, la trova. Non cerco like, non voglio commenti, non ho bisogno di consensi. È solo il mio modo di lasciare una traccia autentica, senza il rumore di fondo dei social.

Un luogo tranquillo dove le parole possono respirare e dove, forse, qualcuno che ne ha bisogno potrà trovarle al momento giusto. E quindi la libero questa benedetta verità.

Il mio tentennare a continuare a scrivere il genere romance, e pubblicarlo, nasce da un evento, qualcosa che è accaduto dopo poco il successo dell’Uragano di un Batter d’Ali, qualcosa di inaspettato e che forse con quel libro ho attirato a me. Ho incontrato nella vita reale una persona tossica, narcisista, una brutta persona, manipolatrice, e quell’idea dell’amore totalitario, irrazionale, folle che avevo descritto nell’uragano l’ho vissuto sulla pelle e fin dentro l’anima. E quando si vive una follia del genere si resta feriti così profondamente da non poter più scrivere storie tanto devastanti perché tu per prima ne conosci il dolore vero, e scrivere un lieto fine diventa impossibile. Ecco anche il motivo per cui a quei tempi decisi di finire il libro “Se fossi qui con me questa sera”, progettato per essere un altro tipo di storia, in modo oscuro, senza il lieto fine che ovviamente provocò tanti cuori infranti fra le lettrici, ma era il più vero e reale che potessi scrivere senza sentirmi ipocrita.

Dopodiché, quando mi sono trovata a scrivere nuovi romanzi negli anni successivi per forza di cose scavavo e riscavavo e riscavavo nella mia ferita facendo diventare la scrittura un incubo, un tunnel nel dolore dove non sapevo più se ero io o la protagonista e tutto si mischiava. E se non si riesce a consolare la tua anima non si riesce tanto meno in un romanzo, che alla fine continui a scrivere, amplificando il dramma, e senza dargli mai una fine, perché non esiste il lieto fine per certe storie.

Questo è il motivo per cui non ho più pubblicato storie tormentate, di amori assoluti. Perché faceva male, a me. Ci è voluto del tempo, per riemergere dal tunnel di chi cade nell’abuso romantico. Ci è voluto parecchio tempo per ricostruire la mia anima, la mia autostima. Accettare la vergogna. Parecchio tempo. E volete sapere quando mi sono accorta che qualcosa era cambiato, che forse ero guarita dall’inguaribile?

Quando riprendendo quei romanzi nel cassetto senza fine e attorcigliati attorno al dramma e al dolore, li ho riletti senza soffrire. Con occhio esterno.

Così ho ricostruito quelle storie che ora sono leggermente diverse perché caratterizzate da altri punti di forza, storie più sane ovviamente perché è quello che ci meritiamo.

La notizia quindi è che ho deciso di liberare quelle storie accumulate nel cassetto. Non più una alla volta, con cautela, ma tutte insieme, come uno stormo di farfalle che prende il volo. Non mi interessa se a distanza di anni non corrispondono alle aspettative del mercato o se si adattano a un genere specifico. L’importante è farle volar via. Quindi a breve comunicherò le uscite.

Festa del Romance Italiano

Festa del Romance Italiano

Sono davvero molto felice di aver partecipato al primo Festival Romance Italiano 2019 in qualità di “madrina”. Ho trascorso delle ore davvero speciali in compagnia dello staff del Rumore dei Libri, Opinioni Librose, Romanticamente Fantasy, e Libri Magnetici. Sono stata coccolata e protetta da ragazze deliziose e appassionate, soprannominate per l’occasione “fate madrine”, che ringrazio con tutto il cuore per l’affetto ricevuto e la grande professionalità dimostrata. Già mi mancano…

Ovviamente ringrazio Lidia Ottelli, e le auguro davvero il meglio di tutto. Brava, coraggiosa, senza se e senza ma. Grazie per avermi tirato fuori dalla tana e aver dato voce al Romance tutto italiano.
Secondo il programma, e per la mia poca attitudine sociale, sarei dovuta rimanere solo qualche ora, ma non volevo andarmene, era troppo difficile abbandonare il simpatico gruppo dello staff, e poi ero davvero affascinata dal fenomeno di una sala gremita di lettrici e autrici tutte sorrisi, abbracci e gioia allo stato puro.

Solo cinque anni prima era inimmaginabile un evento del genere, solo cinque anni prima molte delle autrici presenti avevano solo un sogno nel cassetto, solo cinque anni prima le possibilità di esordire erano limitate ai circuiti tradizionali… Solo cinque anni prima leggere romance era da “sfigate”. Pensieri da nonna, lo so, ma un dato di fatto di fronte all’atmosfera di festa che ho visto.

Ho provato a riflettere sul futuro e sull’evoluzione del settore, ma è difficile prevederne gli sviluppi quando è la passione a muovere le cose. Ѐ un po’ come la teoria del caos. Sensibilità alle condizioni iniziali, imprevedibilità, evoluzione. Credo che il romance italiano viva proprio in questa teoria. Viaggia su binari singolari, e questo a me piace molto perché non si può imbrigliare con tanta facilità. Sono veramente felice per tutte le lettrici, le autrici e lo staff per il risultato di un evento che è in assoluto un punto di partenza per l’evoluzione dell’editoria self e tradizionale. Sono sicura che il futuro porterà nuove possibilità, nuovi canali, nuovi fenomeni editoriali… E vedremo!

Detto questo, voglio ringraziare anche le bellissime donne che sono passate a trovarmi. Ho avuto modo di incontrare lettrici della prima guardia, ma preferisco definirle “amiche di anima”, di cui conservo sempre un ricordo indelebile in me. Il loro incoraggiamento nel lontano 2014, ancora vivo dopo cinque anni, mi ha riportato, nel 2019, a ringraziarle con abbracci veri per l’immenso affetto che mi hanno regalato e che tutt’oggi riesce sempre a mettermi in crisi. Vi devo tantissimo, davvero tantissimo. Non ho mai ricevuto tanto amore disinteressato come da parte vostra. Ed è unico e vero. Lo so, dovrei renderlo con qualcosa, magari di scritto ma sapete come sono: introversa e autogiudicante senza se e senza ma. So che comprendete! Abbiate pazienza e magari vi regalo qualcosa.

Siete amore puro, non è un caso che amate il Romance, non potrebbe essere altrimenti. Siete sognatrici, anime belle e rare. Felice di avervi conosciute.
Infine, spero che la passione, l’entusiasmo e la voglia di sognare ed essere, persistano anche nelle prossime edizioni del Festival e che tali peculiarità siano tanto forti da fare scudo a qualsiasi intromissione esterna.

Ѐ una sorta di club “felice” quello del Romance italiano, che crescerà, evolverà e si trasformerà.

L’augurio che faccio è che il sogno non finisca, e ovviamente cito il mio motto portafortuna che vi assicuro funziona sempre: “Se smetti di sognare allora stai dormendo!”.

Sara Tessa

P.S. Nella foto sono quella in centro che guarda altrove convinta fosse un altro il fotografo… 🙂

Una specie di madrina :-)

Una specie di madrina :-)

Oggi ho accettato l’invito di una cara blogger… Parteciperò al prossimo Festival Romance Italiano a Milano, per qualche ora. Il fatto è che ho accettato senza ben sapere a cosa andrò incontro. Cioè, parliamoci chiaro! Non scrivo da tempo, sono l’antitesi della socialità e sono fuori dalle dinamiche editoriali self e tradizionali da un po’. Non ho idea a chi possa interessare la mia presenza… comunque ci sarò.

La verità però, è che sarei andata comunque al Festival Romance Italiano, ovviamente come visitatrice, perché ancora prima che venissi contattata dalla cara e ostinata Lidia avevo già letto da qualche parte dell’evento, ed ero molto interessata e al tempo stesso felice che una manifestazione del genere approdasse a Milano, ma ancor di più, per la presenza esclusiva di solo autrici italiane. E volevo proprio vederle tutte queste autrici che in questi anni si sono divertite nella scrittura di romance. Lo so, è una visione da “anziane”, ma in fondo un po’ mi sento tale. Per una strana congiuntura astrale faccio parte di quelle “apripista” del selfpublishing e compagnia bella che, nel bene e nel male, hanno contribuito a sbloccare un settore editoriale in stallo, e ben venga…

Pertanto, quando Lidia mi ha contattato, se in un primo momento ho tergiversato per tutte le mie mille paure, alla fine ho accettato non tanto per me, ma per le splendide, avventurose e audaci organizzatrici nonché partecipanti impegnate in questo progetto.

Mi è stato davvero difficile negarmi davanti a chi ci crede profondamente, e che in passato mi ha pure sostenuta senza sapere nemmeno chi fossi. Insomma, credo sia giusto rendere l’energia che un tempo mi venne donata, perché a dispetto di chi sono, e come mi sento in pubblico (tragicamente impaurita), trovo l’iniziativa di un Festival tutto italiano davvero un evento coraggioso e ci credo a prescindere da me.

Tutto qui. Ci vediamo a giugno!

Ciaooo!

Se smetti di sognare allora stai dormendo

Se smetti di sognare allora stai dormendo

Se smetti di sognare allora stai dormendo!

Questa frase non è una mia creazione, l’ho letteralmente rubata alla serie televisa “Aiutami Hope!” di cui ero una grande fan. A fine post trovate un piccolo estratto della puntata.

Ricordo ancora l’effetto che ebbe su di me quando, sdraiata sul divano, ascoltai quel piccolo seme di saggezza dalla voce del protagonista. Fu una sorta di illuminazione pura.

3:12 minuti di sequenza capaci di farmi prendere la decisione di crederci. Perché sì. Perché era vero… se smettevo di sognare allora potevo definirmi morta. Quindi, non facevo del male a nessuno a sognare. Qualsiasi cosa. Senza impegno, senza accanimento. Perché era giusto così.

Divenne il mio motto. Ogni qualvolta incappavo in un’ostacolo, che fossi io o altro, mi ripetevo quella piccola ma potente frase. Se smetti di sognare allora stai dormendo.

Spero sia fonte di ispirazione questo piccolo concetto e che l’estratto dalla puntata di “Aiutami Hope!” riesca a dare la stessa illuminazione o spinta a non rassegnarsi.

Ovviamente questo è solo un motto, non salva dalla sfiga o rotture quotidiane, ma ha un che di leggero nel suo significato, e per questo è simpaticamente utile.

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